Da un giorno all’altro ci è stato chiesto di stravolgere la nostra vita, di cambiare il nostro punto di vista sul mondo, di ripensare le nostre abitudini quotidiane, di guardare fuori dalla finestra di casa e di attendere che tutto passi, semplicemente sperando e imprimendo a grandi lettere su fogli e lenzuola che “Andrà tutto bene”. Alcuni genitori devono recarsi lo stesso al lavoro, affidando i propri figli al partner, ai nonni o alla baby sitter; altri hanno dovuto allestire una postazione lavorativa per lo smart working in qualche angolo di casa; altri ancora sono riusciti ad ottenere il congedo parentale; altri sono stati messi in cassa integrazione; altri, infine, sono in prima linea in qualità di figure sanitarie e magari non possono neanche rientrare a casa. Oggi, i genitori si trovano a sperimentare una nuova dimensione insieme ai propri figli e proprio verso i più piccoli abbiamo bisogno di volgere il nostro sguardo in questo momento così complesso.
Spesso mamme e papà pensano che i figli più piccoli non percepiscano la grande ombra del Coronavirus che incombe nelle nostre vite, proprio perché piccoli. E’ vero, non possiamo e non dobbiamo spiegare loro cosa sta succedendo là fuori dagli 0 ai 3 anni, poiché non hanno gli strumenti per comprendere; discorso diverso, invece, con i bambini della scuola dell’infanzia che potrebbero porre maggiori domande e che necessiterebbero di risposte appropriate all’età. Ciò che rimane certo in ogni caso è che la situazione di emergenza odierna sta toccando sensibilmente anche le loro vite. E come? Nei nostri sguardi, nella routine che è cambiata, nell’avere a casa mamma e papà tutto il giorno, nel non poter andare a fare la merenda dall’amichetto, nel poter vedere nonni, zii e persone care solo attraverso lo schermo del cellulare.
I bambini sono vulnerabili così come gli adulti. Le modalità di reagire ad un evento che sconvolge la nostra vita sono innumerevoli e l’espressione delle proprie emozioni può avvenire attraverso molteplici canali. Quando un bambino è spaventato, intimorito, confuso, disorientato ricorre alle proprie figure di accudimento e ha bisogno di percepire dall’adulto un senso di sicurezza che lo faccia sentire protetto, come un caldo abbraccio che riscalda il suo cuore. Per questo diventa fondamentale il ruolo di mamma e di papà.
Ogni bambino, a seconda dell’età, porterà le proprie emozioni all’adulto in modo differente. I nostri figli potrebbero presentare disturbi del sonno (molti risvegli, incubi, fatica nell’addormentamento) oppure un’esigenza sfrenata di stare vicini (direi quasi attaccati!) alla propria mamma (o al papà) o di separarsi da lei/lui per la paura che possa avvenire qualcosa di brutto, o ancora fatica nel mangiare, oppure scoppi di pianto o di rabbia improvvisi; altri ancora, potrebbero esibire delle paure inattese oppure mostrare disturbi psicosomatici (mal di pancia, mal di testa, ecc.) o essere annoiati, o ricorrere ad un uso eccessivo dei vari device (tv, video giochi), o potrebbero apparire quasi indifferenti al tutto. Questo perché i bambini soffrono in modo discontinuo: non mantengono la stessa intensità emozionale per periodi lunghi, ma è come se la loro emotività fosse una montagna russa con tratti diversi che si alternano.Ogni bambino elabora con i propri tempi e con le proprie modalità.
E allora qual è il nostro compito di genitori verso i figli appartenenti all’età prescolare?
Innanzitutto, ricordiamoci che i genitori sono uno specchio per i propri figli. Stiamo vivendo un periodo in cui dobbiamo reinventarci la giornata, spenderci in più ruoli contemporaneamente e portare un carico di stress elevato. Quindi, in primis, ciò che possiamo fare è creare un nostro spazio emotivo psicologico come adulti, in cui dar voce al nostro stress, alle nostre emozioni, alle nostre fatiche che certo non mancano! Questo ci permetterà di essere più equilibrati e quindi di poter giocare il ruolo fondamentale di porto sicuro per i nostri piccoli. Cerchiamo di ritagliarci dei momenti solo nostri per ricaricarci in modo adeguato.
Quindi, non sottovalutiamo i segnali che i nostri piccoli ci stanno inviando in modo accurato, spesso tra le righe. In questo momento anche la loro regressione nelle tappe evolutive che avevano già ampiamente raggiunto (addormentarsi con la favola, fare uso del vasino, aver tolto il pannolino, giocare nella propria cameretta, ecc.) viene considerata normalità, quindi non allarmiamoci!
Cosa fare con i nostri bambini?
Il primo aspetto fondamentale è garantire loro, il più possibile, una routine, simile a quella precedente (che sia quella del nido o di altri luoghi vissuti). Quindi rispettiamo orari dei pasti, del gioco, della nanna, ecc. La routine dà sicurezza ai bambini, sempre!
Dopodiché, così come varrebbe per gli adulti, è bene dedicarsi il più possibile ad attività pratiche. Facciamo qualche esempio che andrà adeguato all’età dei vostri figli: la palestrina con i peluche, bubu settete, dindolò, travasi, didò, strumenti musicali ad hoc, cubotti, nascondino, imitiamo gli animali, lettura di libri, disegni, macchinine, bambole, cestino dei tesori, ecc.
E se i nostri figli dovessero farci delle domande su quello che sta succedendo?
E’ importante raccontargli la verità, ovviamente usando parole semplici e adatte alla loro età, fornendo i giusti elementi, senza creare preoccupazioni. Se non ci sentiamo pronti, possiamo dire loro con sincerità che non sappiamo rispondere, ma che ci informeremo bene e riusciremo a trovare per loro le informazioni più accurate. Inoltre, supervisioniamo il più possibile, la loro esposizione alle notizie di cronaca. Internet ci offre ormai molti video che spiegano ai più piccoli cos’è questo virus e come affrontarlo, spiegando anche le norme di igiene e cura indicate dal Ministero della Salute. Tali misure potrebbero diventare anche un gioco divertente da sperimentare insieme.
Trasmettiamogli, quindi fiducia. I bambini hanno bisogno di percepire disponibilità fisica ed emotiva da parte nostra e onestà anche nell’espressione dei nostri sentimenti… anche noi adulti possiamo avere paura, essere arrabbiati o tristi! Dall’altro canto, è bene accogliere allo stesso modo i loro vissuti, senza minimizzarne o banalizzarne la portata.
I nostri figli in questo momento penseranno di vivere una lunga vacanza (seppur in casa!) con mamma e papà … e non potrebbero esserne più felici! Seguiamo il flusso del loro volere, delle loro emozioni, di quello che gli va e non gli va di fare (compresi i lavoretti commissionati dalla scuola dell’infanzia!), ascoltiamoli, percepiamoli e, seppur con fatica tra una mail, un mestolo e un giocattolo, proviamo a pensare al tempo prezioso che ci viene regalato per fare tutto quello che spesso ci sembra di non avere mai il tempo di portare a termine e vivere appieno. Perché, in fondo, loro crederanno nell’arcobaleno dell’”Andrà tutto bene” se ci crederemo noi!